Il principio Oic 10 illustra le due modalità di costruzione (indiretta e diretta) ma va detto che nella prassi delle imprese la modalità indiretta è quella in assoluto prevalente. Probabilmente ciò dipende anche dal fatto che i software aziendali sono tarati per recuperare in automatico il rendiconto in base ai dati di stato patrimoniale e di conto economico. Ma ciò determina anche il fatto che diviene quasi un esercizio automatico, laddove talune variazioni, come somma algebrica di più voci, non contribuiscono alla finalità di chiarezza che sarebbe necessaria. Non c’è dubbio che la tendenza a compilare delle note di commento al rendiconto, oggi praticamente sconosciuta, sia per la composizione delle sue voci sia per il trend che il documento mostra circa l’andamento finanziario dell’impresa, incrementerebbe la sua valenza segnaletica che è indubitabile.
L’importanza del rendiconto finanziario, quale documento che chiarisce la dinamica finanziaria dell’impresa, è dunque fondamentale. Guardando allo schema previsto dall’Oic 10 nel caso di metodo indiretto, sono tre le grandezze che ne derivano:
· il flusso finanziario dell’attività operativa (A);
· il flusso finanziario dell’attività di investimento (B);
· il flusso finanziario dell’attività di finanziamento (C).
Ciò è importante per comprendere dove si crea e dove si brucia cassa all’interno della dinamica aziendale.
Il primo flusso è cruciale perché serve a evidenziare la liquidità operativa generata dall’impresa. Questa è data dall’utile netto, dal quale si risale poi a dei valori intermedi che di fatto possono essere associati all’EBIT e all’EBITDA. La differenza fra i due è data dalla dinamica degli ammortamenti e degli accantonamenti, che sono tipicamente costi non monetari. Giunti tuttavia all’EBITDA, occorre poi monitorare l’andamento del circolante netto. L’impresa, infatti, potrebbe accumulare ampie scorte, il che brucia il flusso di cassa, mentre l’incasso dei clienti lo genera. Un incremento delle vendite è di per sé un evento positivo ma va visto se di pari passo porta ai conseguenti incassi, o se invece quella dilatazione del circolante debba essere finanziata. D’altro canto il pagamento dei fornitori comporta anch’esso un impiego della cassa. Questo è il termometro della cosiddetta liquidità operativa che è un primo elemento assai importante. Dopodiché occorre verificare l’apporto – in positivo o in negativo – delle altre aree, quella degli investimenti e quella dei finanziamenti. L’investimento brucia infatti cassa, mentre la genera un finanziamento sia a livello di mezzi propri che di terzi (banche). Di contro le restituzioni dei finanziamenti riducono il flusso di cassa.
Tutto questo deve essere letto con estremo equilibrio, calando i risultati nella realtà aziendale. In condizioni normali è fondamentale che vi sia un flusso positivo dell’attività operativa. Ciò dipende dall’economicità del business (ricavi meno costi) ma anche dalla gestione del circolante (crediti, scorte, fornitori). Il flusso di cassa positivo può essere impiegato in tutto o in parte in attività di investimento. Che sono tendenzialmente da salutare con favore se possono migliorare il core business aziendale, come penetrazione su nuovi mercati o miglioramento della condizione esistente. A fronte di ciò l’impresa si finanzia ricorrendo ai soci o presso terzi, per poi restituire i finanziamenti mediante la cassa generata dalla liquidità operativa. Possono esservi fasi in cui la liquidità si genera anche dalla dismissione di asset, che non è necessariamente un aspetto negativo.
Esiste quindi un’innumerevole combinazione di tutti questi fattori, che il rendiconto finanziario è in grado di illustrare. Non esiste un mix ottimale, perché bisogna leggere e interpretare il rendiconto finanziario di ogni azienda, ma è certo che la dinamica finanziaria è centrale per le imprese e quindi l’attenzione che bisogna porre a questo elaborato è cruciale. Per cui un commento ragionato dell’elaborato sicuramente può agevolare l’informativa per i lettori del bilancio.
Alessandro Germani - Il Sole 24Ore