31 gennaio 2025

Bonus casa al 36% per spese pagate dal familiare che non è proprietario

La misura del 50% riservata ai titolari di diritti reali sulla prima abitazione. La stretta investe anche le scelte di tax planning dei conviventi

Una moglie che investe nella riqualificazione della casa di proprietà del marito, incassando le detrazioni legate ai lavori. Se fino alla fine del 2024 per lei era spianata la strada delle agevolazioni fiscali, il 2025 si annuncia molto problematico. Perché una norma della legge di Bilancio potrebbe far perdere a lei, e ad altri casi simili (figli, genitori e, in generale, conviventi), i bonus più generosi al 50%, limitando gli incentivi al meno generoso 36 per cento.

La regola precedente

La regola applicata fino all’anno scorso, e consolidata negli anni, era che tra i soggetti legittimati a fruire dei bonus casa comparivano anche, a prescindere da qualsiasi titolo di proprietà sull’immobile, i «familiari conviventi, vale a dire il coniuge (a cui è equiparata la parte dell’unione civile), i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado», come spiega l’agenzia delle Entrate nelle sue guide.

La stretta della legge di Bilancio

L’ultima legge di Bilancio, però, mette in discussione questo principio consolidato, dal momento che lega le agevolazioni più generose (al 50%, anziché al 36%) a un doppio requisito: detenere un diritto reale sull’immobile ristrutturato, come la proprietà, e avere designato quell’immobile come abitazione principale, collocando lì la propria residenza. Stando, quindi, alla lettura della manovra, molti contribuenti che fino al 2024 le Entrate hanno considerato legittimati a ottenere gli sconti fiscali, dal 2025 potrebbero avere difficoltà.

Il motivo è che, stando alla lettura della legge di Bilancio, i conviventi non avrebbero più i requisiti per chiedere lo sconto fiscale al livello più elevato. Potrebbero, infatti, avere l’abitazione principale nell’immobile, ma nel caso in cui non detengano un diritto reale (e non siano, ad esempio, proprietari), per loro ci sarà soltanto il 36%, applicato a diverse tipologie di agevolazione, come l’ecobonus, il sismabonus e il bonus ristrutturazioni ordinario.

Questo paletto - va ricordato - nasce con l’idea di fornire sconti più generosi a chi interviene sulla propria prima casa, investendo meno risorse pubbliche nella riqualificazione di seconde case. Per come è scritta la legge, però, molti investimenti su abitazioni principali, fatti da soggetti che non siano proprietari, rischiano di essere penalizzati. Questa regola può essere applicata a tutti i familiari conviventi: oltre ai coniugi, ad esempio, anche genitori e figli.

Attesa per i chiarimenti delle Entrate

Si tratta di uno dei temi, in ambito di bonus casa, sui quali gli operatori attendono chiarimenti dall’agenzia delle Entrate. Una scelta di apertura potrebbe andare nella direzione di confermare il vecchio assetto, mantenendo gli sconti sul livello più elevato per i familiari. Appare, però, difficile andare in questa direzione, dal momento che la legge distingue chiaramente i diritti attribuiti a chi abbia o meno la proprietà dell’immobile. Probabile, insomma, che si vada verso un’ulteriore stretta.

Giuseppe Latour e Giovanni Parente  -  Il Sole 24Ore