Il bilancio di un anno molto positivo per il settore viene confermato anche dall’indagine pre-consuntiva realizzata da Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane), secondo cui le 831 manifestazioni ospitate quest’anno nei quartieri fieristici italiani hanno attirato quasi 18 milioni di visitatori (il 6,1% in più rispetto al 2023), di cui 1,3 milioni dall’estero (+4,2%), con una crescita di operatori per lo più professionali.
È inoltre di 10,4 milioni (+7% sull’anno scorso) la superficie totale venduta a quasi 140 mila espositori, di cui 23mila esteri. «Questi numeri ribadiscono il valore strategico per l’export di prodotti italiani ed evidenziano che le fiere sono in grado di generare valore sui territori, quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro pari allo 0,7% del Pil – ha detto il presidente Aefi, Maurizio Danese». Per quanto riguarda il calendario 2025, l’ultimo aggiornamento prevede 261 rassegne internazionali e 205 nazionali, mentre le fiere locali e regionali saranno 400.
L’aumento di operatori dall’estero è particolarmente importante, se si considera che, secondo le stime Aefi, il 50% circa delle esportazioni di prodotti made in Italy venga generato attraverso contatti presi durante le manifestazioni espositive.
Promotrici dunque di internazionalizzazione, le fiere italiane sono, tuttavia, ancora troppo poco internazionalizzate rispetto ai competitori francesi e tedeschi: basti pensare che i quattro principali gruppi nazionali (Milano, Bologna, Rimini-Vicenza e Verona) realizzano insieme appena l’8% dei propri ricavi da attività all’estero, contro il 26-30% dei principali player di Francia e Germania. L’internazionalizzazione è dunque la sfida principale che il settore si prepara ad affrontare nel 2025, forte dei numeri realizzati nell’anno che sta per chiudersi e degli investimenti fatti negli ultimi anni per aumentare la propria presenza all’estero, dotandosi di strutture dedicate, stringendo partnership con operatori internazionali, avviando joint venture, aprendo uffici e piattaforme nei mercati chiave.
Lo scorso anno Aefi aveva lanciato l’idea di una piattaforma comune a tutti i quartieri e organizzatori fieristici, in collaborazione con le istituzioni, per dare vita a sinergie e collaborazioni in grado di portare all’estero le manifestazioni italiane di maggior successo o realizzarne di nuove su settori strategici. Oggi l’associazione rilancia questa proposta, aggiungendo anche la possibilità di formule “light” in base alle quali esportare i “campioni nazionali” con il sostegno del sistema Paese, ovvero il governo, Ice, Sace e Simest, il corpo diplomatico e il sistema camerale.
«Per essere ancora più efficaci – spiega Danese – serve ora attivare una partnership pubblico-privata in grado di mettere a terra una piattaforma comune, per presentare le nostre manifestazioni all’estero. Una esigenza non più derogabile e in linea con quanto i competitor esteri stanno già attuando. Sarebbe un’occasione mancata se il made in Italy, secondo brand al mondo per qualità percepita, non potesse contare su un vettore di bandiera per l’internazionalizzazione con eventi proprietari nelle aree strategiche del mondo».
Giovanna Mancini - Il Sole 24 Ore