22 novembre 2024

Fondo di garanzia: la proroga arriva con coperture ridotte

Credito alle PMI: pronta la soluzione in manovra: operazioni per liquidità garantite al 50% (dall’attuale 60 o 55%) mentre sugli investimenti resta l’80%

Soluzione in vista per il Fondo di garanzia per le Pmi. Un abbassamento delle coperture per i finanziamenti che riguardano la liquidità dovrebbe sbloccare la partita e consentire la proroga per il 2025 dell’attuale regime attraverso il maxi-emendamento che sarà presentato al disegno di legge di bilancio. Secondo quanto risulta al Sole24Ore, il problema delle risorse da reperire in Parlamento sarebbe stato sostanzialmente superato. Il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) ha trasmesso al ministero dell’Economia uno schema che corregge parzialmente l’attuale assetto del Fondo, in modo da arrivare a un intervento a costo zero o quasi, a fronte elle prime stime tecniche che indicavano un fabbisogno di circa 200 milioni.

Il risparmio si concretizza essenzialmente con la riduzione al 50% della garanzia legata a operazioni di liquidità. Attualmente – e dal 1° gennaio 2024, quando è partita la riforma – questa garanzia è fissata al 55% per le imprese in fascia 1 e 2 (le meno rischiose) e al 60% per quelle in fascia 3 e 4. Per il resto non sarebbero previste variazioni. Per tutti i beneficiari, se si tratta di finanziamenti bancari finalizzati a investimenti, e per le start up, la copertura rimarrebbe dell’80%. Al 50%, invece, la garanzia per operazioni che riguardano investimenti nel capitale di rischio delle imprese beneficiarie.

Ulteriori correzioni attese nel maxi-emendamento, senza impatto sui costi secondo la relazione del Mimit, dovrebbero riguardare il tetto entro il quale le operazioni dei Confidi in controgaranzia possono accedere alla copertura dell’80% (da 80mila a 100mila euro) e una correzione della soglia di dipendenti che definiscono le small e mid cap cancellando quella minima (250) e lasciando solo quella massima di 499. Per quest’ultima categoria di imprese, resta aperto il nodo della possibilità di elevare la soglia massima finanziabile da 2,5 a 5 milioni, perché su questo punto non si è ancora espressa la Commissione europea. In ogni caso non blocca la proroga: l’innalzamento della soglia per ora non verrebbe applicato. Nel momento in cui ci fosse il via libera della Ue, sarebbe autorizzato con un provvedimento ministeriale.

In assenza di un rinnovo, il Fondo tornerebbe alla struttura in vigore prima del Temporary framework europeo sugli aiuti di Stato, più complicata nella struttura delle varie fasce. Una prima ipotesi, nell’esaminare il rinnovo per il 2025, contemplava un intervento del Mef limitato a poco più di 200 milioni, grazie al fatto che la quasi totalità dell’effettivo fabbisogno è di fatto già coperta, in gran parte dal residuo di accantonamenti deliberati negli anni scorsi e in misura minore dal possibile ricorso a fondi europei. Ora la nuova proposta del Mimit dovrebbe azzerare o quasi le necessità di copertura.

In sostanza il fabbisogno finanziario per la proroga per il prossimo delle garanzie del Fondo per le Pmi viene assicurato ricorrendo all’autofinanziamento del fondo stesso, il quale libera risorse dagli accantonamenti estremamente prudenti fatti sulle garanzie fornite durante la pandemia e la crisi energetica. La richiesta di rendere l’attuale regime del Fondo un meccanismo strutturale era stata avanzata sia da Confindustria che dall’Abi: alla base, però, c’è la questione delle risorse pubbliche che devono essere impiegate. È forse per questo motivo che il ministero per l’Economia sta spingendo perché il sistema bancario e le imprese riducano il ricorso alle garanzie, al fine di rendere sostenibile una durata superiore ai 12 mesi del sistema che viene attualmente prorogato di volta in volta. Oggi l’ammontare delle coperture in essere è inferiore a 150 miliardi, ma a tendere si auspica che questa soglia si riduca ancora.

Le garanzie sono state «una misura meritoria per una situazione eccezionale, però dobbiamo rientrare nel normale esercizio del credito bancario senza penalizzare ovviamente il sistema delle imprese, completando un processo di disintossicazione da misure di politica economica adottate nel periodo Covid», ha ribadito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi.

Nel corso del 2024 le garanzie su presiti per investimenti rappresentano ancora una minoranza, pari al 29%, rispetto al totale delle coperture, con una prevalenza dunque delle operazioni di liquidità. L’incidenza delle garanzie del Fondo per le Pmi sul totale dei prestiti bancari è attorno al 30%, ma questa quota raggiunge il 60% per le imprese di dimensioni più piccole.

IlSole24Ore - Carmine Fotina e Laura Serafini