17 ottobre 2025

Manovra 2026, atteso il vertice di maggioranza: rottamazione, pensioni, taglio irpef ceto medio.Tutte le novità.

Il vertice di maggioranza sulla Manovra 2026 è atteso per oggi 8 ottobre 2025: risorse in calo; focus su pensioni, Irpef, Ires premiale, rottamazione e congedo parentale; atteso poi il confronto con parti sociali.

Nel primo pomeriggio dell’8 ottobre 2025 è in programma il vertice di maggioranza sulla manovra 2026. I prossimi giorni saranno dedicati al confronto con Sindacati e rappresentanti delle aziende prima che il testo della prossima Legge di Bilancio da 16 miliardi arrivi in Consiglio dei Ministri.

Le risorse a disposizione risultano più ridotte rispetto agli anni passati: la manovra 2023 ammontava a circa 35 miliardi, mentre quelle del 2024 e del 2025 si sono fermate intorno ai 28 miliardi. Restano al centro del dibattito pensioni, Ires premiale, congedo parentale, rottamazione quinquies, incentivi agli investimenti e all’occupazione delle imprese, oltre al taglio dell’Irpef per il ceto medio.

Manovre 2023 - 2026: risorse in calo, quali sono state le priorità

Rispetto agli anni scorsi le risorse della manovra risultano più contenute: nel 2023 il pacchetto valeva circa 35 miliardi, mentre nel 2024 e nel 2025 si è attestato intorno ai 28 miliardi; per il 2026 il quadro è di circa 16 miliardi, con priorità attese su taglio del cuneo/IRPEF, sanità (liste d’attesa) e natalità, finanziate in larga parte con spending review; nel 2025 il peso maggiore è andato a cuneo e IRPEF a tre scaglioni, seguiti da rinnovi dei contratti della PA e risorse aggiuntive per la sanità; nel 2024, invece, sono stati rifinanziati il taglio del cuneo e l’avvio dell’IRPEF a tre scaglioni insieme a misure per lavoro e famiglie; nel 2023, infine, la quota dominante è stata destinata al caro-energia, con il resto su cuneo, pensioni (Quota 103) e famiglia.

Nuova rottamazione: verso 96 rate, mini-rate da 50€, anticipo oltre 50mila e regole più flessibili. Tutte le ipotesi in campo

Già dai primi di settembre sono state messe in campo le prime ipotesi sulla nuova Rottamazione. Inizialmente si parlava di una rateizzazione più lunga con 120 rate mensili, suddivise in 10 anni, per regolarizzare la propria posizione con il Fisco.

Tra le proposte anche una soglia minima da rottamare in modo da far tornare i conti tra riscossione e contribuenti con debiti significativi, mentre, per le micro-cartelle si ipotizzava un nuovo saldo e stralcio. Inoltre, tra gli obiettivi c’era anche quello dell’esclusione dei contribuenti recidivi, debitori abituali e coloro che hanno utilizzato la rottamazione nelle versioni precedenti in modo sistematico, fermandosi alle rate iniziali per bloccare fermi o pignoramenti sospendendo, successivamente, i pagamenti dovuti.

Quest’ultima opzione, però, non sembra aver trovato consenso negli ultimi confronti. Il Governo starebbe valutando una versione più “snella”, con 96 rate distribuite su 8 anni, e un piano di pagamento modulato in base all’entità del debito, così da accorciare i tempi per le cartelle più leggere. Inoltre, si ipotizza di evitare rate troppo basse, fissando un importo minimo di 50 euro per ciascuna rata. Per quanto riguarda la platea dei destinatari, dovrebbero rientrare anche i contribuenti recidivi. Ma non solo, potrebbe essere alleggerito anche il criterio che prevede la decadenza dopo un mancato pagamento.

Il Governo starebbe definendo un meccanismo di versamento modulato in base all’ammontare del debito, così da accelerare la chiusura delle cartelle di importo più basso. Le precedenti rottamazioni hanno mostrato una criticità: rate troppo onerose nei casi di debiti elevati, complice anche la concentrazione del 20% dell’importo nelle prime due scadenze e del restante 80% nelle successive 16. La nuova rottamazione, quindi, punterebbe su rate omogenee e sulla decadenza dal beneficio in caso di più mancati pagamenti consecutivi. Quanto agli importi coinvolti, si ipotizza di richiedere un anticipo solo per i debiti di entità rilevante: per quelli fiscali superiori a 50.000 euro sarebbe previsto un versamento iniziale obbligatorio fino al 5% dell’ammontare. Sul fronte dei costi, la nuova definizione agevolata potrebbe pesare per circa 5 miliardi di euro, cifra che tuttavia potrebbe essere ridimensionata in sede di approvazione della prossima manovra; l’effettiva portata della misura dipenderà dalle risorse effettivamente stanziate e disponibili.

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Martina Giampà - Fiscalfocus